Cercano l’escalation: il caccia russo sulla base NATO e la marcia dell’Europa verso la guerra

Un altro recente, gravissimo episodio ha scosso le già precarie fondamenta della sicurezza europea. I servizi di sicurezza russi (FSB) hanno dichiarato di aver sventato un complesso piano orchestrato dai servizi segreti ucraini (GUR) e dai loro “supervisori britannici” per corrompere un pilota russo. L’obiettivo: dirottare un caccia intercettore MiG-31, armato di missili ipersonici Kinzhal, e farlo volare verso la base NATO di Mihail Kogălniceanu a Costanza, in Romania.

Secondo l’FSB, l’operazione, che prevedeva un compenso di 3 milioni di dollari e la cittadinanza UE per il pilota, non mirava a consegnare il velivolo, ma a creare una “provocazione su larga scala”. Il piano, prevedeva che il caccia venisse abbattuto dalla contraerea NATO mentre si dirigeva verso la base, scatenando un’inevitabile reazione militare.

Mentre Kiev e Bucarest hanno respinto le accuse, ammantando i fatti come propaganda russa, questo evento, se analizzato nel contesto geopolitico attuale e i precedenti, assume i contorni di un atto mostruoso. È la dimostrazione di come due soggetti esterni all’Unione Europea – il Regno Unito, uscito con la Brexit, e l’Ucraina, che non è membro né dell’UE né della NATO – stiano spingendo attivamente, e contro gli interessi manifesti dei popoli europei, verso un conflitto generalizzato e perfino nucleare. L’Europa, incapace di intendere e volere, si fa guidare da soggetti palesemente contrari e ostili a un continente in pace e che dovrebbe cercare collaborazione con il resto del mondo.

Questo tentativo di dirottamento non è un fulmine a ciel sereno. Rappresenta, al contrario, l’ultimo tassello di una lunga serie di episodi costruiti ad arte per indurre le popolazioni del Vecchio Continente a percepire la Russia come un nemico imminente, pericoloso e minaccioso, giustificando così la corsa al riarmo e l’impiego della guerra come soluzione. E’ proprio di questi giorni, la notizia che la magistratura tedesca dispone di elementi concreti circa il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream (il più grande attentato terroristico ai danni dell’Europa) da parte delle unità militari ucraine che portano dritte alla responsabilità del capo delle forze armate ucraine di allora Zaluzhny e che immediatamente, la grancassa occidentale imputò all’auto-sabotaggio russo, per capire che questa strategia dura sin dall’inizio. 

Basta percorrere la cronaca di questi ultimi mesi per identificare  questo preciso modello:

  1. I Missili in Polonia: Si ricorderà il panico globale scatenato dalla caduta di missili in territorio polacco. L’attribuzione a Mosca fu immediata e quasi unanime, evocando l’attivazione dell’Articolo 5 della NATO. Solo in un secondo momento emerse la verità: si trattava di missili della contraerea ucraina.
  2. Gli Sconfinamenti Fantasma: Le continue notizie di droni o velivoli russi che avrebbero “sconfinato” nello spazio aereo NATO, rivelatisi poi spesso infondati o tecnicamente irrilevanti, ma utili a mantenere alta la tensione e giustificare la spesa militare
  3. Le Bufale Mediatiche: Non vanno dimenticati altri allarmi poi sgonfiati, come il presunto, e mai provato, tentativo di dirottamento dell’aereo della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.

Il quadro che emerge è quello di una cricca europea che fa una strategia della tensione pianificata. Siamo in presenza di una cricca politico-finanziaria, asserragliata a Bruxelles, che ha fatto della Terza Guerra Mondiale il proprio obiettivo strategico per il mantenimento del potere.

Questa cricca, impersonata da figure come la stessa von der Leyen o la ex premier estone Kaja Kallas, agisce ormai in aperto contrasto con la volontà della maggioranza della popolazione europea, che desidera la pace. Gode di un’immunità di fatto, garantita da governi nazionali compiacenti e da false opposizioni – come quelle rappresentate in Italia da figure come Calenda o Picierno – che, votano regolarmente la fiducia e l’invio di armi, peraltro a un governo, quello Ucraino, oggi indagato per corruzione persino all’interno dell’Ucraina stessa.

È evidente che gli interessi nutriti da questa élite non sono quelli dei cittadini. Essi affondano le radici direttamente nei bilanci delle industrie della difesa e nelle lobby delle armi, che prosperano sull’instabilità e la guerra praticata.

A questa deriva, noi opponiamo una visione radicalmente opposta e diversa. Non vogliamo la guerra della von der Leyen e della Kallas. Vogliamo un mondo in pace, che faccia della cooperazione internazionale il suo status definitivo.

Vogliamo un mondo che spenda le risorse comuni per i propri cittadini: per il welfare, per salari dignitosi, per pensioni e per un sistema sanitario pubblico, per un’istruzione libera e non di censo, per servizi pubblici universali ed efficienti . La storia ci pone di fronte a una scelta definitiva, oggi più chiara che mai: quella tra il socialismo, punto più alto di progresso e cooperazione umana, e la barbarie della guerra perpetua. I popoli europei scelgono la pace, i governi e le finte opposizioni la guerra, mandiamoli a casa e riprendiamoci il futuro a cominciare dallo sciopero generale del 28 novembre.