Nella guerra in Ucraina la Regione Emilia-Romagna vuole imporre il pensiero unico

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Rifondazione Comunista esprime forte preoccupazione per la risoluzione approvata all’unanimitΓ  dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna sulla guerra in Ucraina, un atto che contribuisce ad alimentare una deriva bellicista e che arriva a prospettare potenziali restrizioni alla libertΓ  di opinione.
Riteniamo gravissimo che la Regione insegua una narrazione in cui la diplomazia e la ricerca del cessate il fuoco diventano elementi secondari, quasi marginali, rispetto al paradigma della contrapposizione totale con la Russia accettando come inevitabile la prosecuzione di una guerra che sta devastando l’Ucraina e causando migliaia di vittime su entrambi i fronti.
Ancora piΓΉ allarmante Γ¨ il passaggio in cui, dietro il richiamo al contrasto della β€œdisinformazione russa”, si introduce una pericolosa ambiguitΓ  sul terreno della libertΓ  di opinione e della manifestazione del pensiero. Chi deciderΓ  cosa Γ¨ legittimo dire e cosa no? Chi stabilirΓ  il confine tra dissenso e sospetta propaganda? E soprattutto, chi sarebbe titolato a β€œgarantire una chiara ed obiettiva informazione sull’evoluzione del conflitto russo-ucraino”? Come si concilia questo obiettivo che la Regione si attribuisce con il diritto di ogni cittadino a esprimere opinioni differenti dalla narrazione dominante?
È sconcertante che una Regione che si richiama ai valori della democrazia condivida con la destra l’apertura di spazi che possono tradursi in limitazioni del pluralismo.
Quanto accaduto a Torino, con la censura preventiva imposta allo storico Angelo d’Orsi, dimostra concretamente quali derive possono essere alimentate dalla combinazione tra propaganda bellica e restrizioni alla libertΓ  di espressione. Proprio per evitare casi di questo tipo le istituzioni dovrebbero muoversi con la massima cautela quando intervengono sul terreno dell’informazione.
La cornice politica di una risoluzione con questi toni non Γ¨ altro che la prosecuzione della guerra e l’adesione alla strategia europea di riarmo voluta fortemente dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen. E se questo Γ¨ il contesto, non si puΓ² essere credibili quando si chiedono risorse al governo per sanitΓ  e welfare se poi si accetta un piano europeo di riarmo da 800 miliardi di euro che sottrae risorse ai diritti sociali.
Infine, non puΓ² passare inosservata l’unanimitΓ  con cui la risoluzione Γ¨ stata approvata, unendo Pd, civici, destre, M5S e AVS. Una maggioranza persino piΓΉ ampia di quella che sostiene le politiche militariste in Italia e in Europa. Una convergenza che certifica l’allineamento della Regione Emilia-Romagna all’agenda militarista e atlantista, lasciando senza rappresentanza istituzionale le posizioni contrarie al bellicismo, oggi ampiamente maggioritarie nel Paese.
Rifondazione Comunista continuerΓ  a denunciare queste scelte, a difendere la libertΓ  di espressione e a sostenere con determinazione una linea alternativa: cessate il fuoco immediato, negoziato multilaterale, rilancio della diplomazia e stop al riarmo.

Eliana Ferrari e Stefano Grondona
Segretaria e segretario Rifondazione Comunista Emilia-Romagna