Contro le grandi opere. I territori sono di chi li abita. Palestina libera. Il 29 novembre blocco sociale contro il ponte sullo stretto

In queste ultime settimane, come è stato ampiamente annunciato dai media, la Corte dei conti ha bloccato la procedura del Ponte sullo Stretto. Per conoscerne bene le ragioni bisognerà aspettare le motivazioni che arriveranno tra circa un mese. Oggi possiamo soltanto mettere in evidenza e interpretare i rilievi sollevati dai Consiglieri Istruttori e confermati dal plenum collegiale, così come riportati nelle varie sintesi giornalistiche.
Colpisce la sottovalutazione che c’è in atto riguardo agli aspetti tecnici del progetto che sono, al contrario, assai rilevanti perché trasformano il territorio. Rispetto a ciò nei fatti non è compito della Corte di conti entrare nel merito, ma sicuramente ha ritenuto importante accertare il peso che hanno i vari attori nel valutare nel modo più corretto possibile i vari profili dei soggetti coinvolti e in questo caso: l’Autorità dei Trasporti per l’attendibilità delle stime sul traffico e di conseguenza sulla convenienza della struttura; l’Unione Europea per l’assenza della VAS e della Valutazione d’incidenza negativa, oltre alla dimostrazione di ottemperanza dei rilievi ambientali della VIA. Insieme a tutto ciò è dirimente il ruolo del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per la fattibilità alla costruzione e l’Anac per la trasparenza delle procedure di Appalto e conformità alla normativa.
Come detto, tutto ciò verrà approfondito nelle motivazioni che la Corte dei conti pubblicherà prossimamente, ma nel frattempo alcuni rilievi evidenziano che i padrini/padroni del Ponte continuano a procedere disinvoltamente in contrasto con la normativa nazionale ed europea.
Mentre sul fronte tecnico accade tutto ciò, il movimento NO PONTE a Messina scende in piazza dopo la grande manifestazione del 9 agosto in cui quasi diecimila manifestanti hanno urlato e mostrato cartelloni in cui si leggeva che il ponte non lo vogliamo.
Una marea umana che ha spostato ancora più verso il “basso” la lotta che non può essere solo quella sul piano istituzionale, ma una lotta delle persone che abitano il territorio e che vogliono l’acqua dal rubinetto, le scuole e la sanità pubblica. Che vogliono decidere di vivere felici in un territorio che non sia solo cemento e deserto da cui migliaia di giovani vanno via perché non c’è lavoro e i servizi diminuiscono. Non sarà il Ponte sullo stretto di Messina a dare lavoro come “pontifica” il Ministro Salvini. Anzi il progetto continuerà a spostare le risorse verso i manager del ponte, compreso il signor Ciucci che aleggia nell’area dello stretto costando un patrimonio alle popolazioni strettesi.
Ormai è tutto svelato: il ponte è un fantasma che mangia e mangerà risorse. Parafrasando il grande amico e sociologo Osvaldo Pieroni scomparso un paio di anni fa e che della lotta contro il ponte se ne era fatto una ragione di studio e ricerca dando un grosso apporto al movimento, il Ponte rappresenterà l’estetica dell’incompiuto come già lo sono tanti enormi palazzoni che campeggiano tra Sicilia e Calabria mostrando il loro volto dell’abuso violento sui territori.
Contro una politica abituata a calare dall’alto progetti inutili e dannosi, come si può leggere nel volantino costruito grazie al contributo di un movimento ampio che sogna un SUD libero di abitare a modo proprio il territorio, il 29 Novembre alle ore 14 scenderemo nuovamente in piazza con uno spezzone che intreccia le nostre rivendicazioni con quelle della Palestina perché, pur distinguendo i fatti orribili in termini di orrore e violenza, ci unisce l’economia di guerra in atto e il grande business della ricostruzione su cui si affacciano gli interessi di Webuild, la stessa del ponte e dei vari nodi ferroviari siciliani.
Il 29 novembre, che è anche la Giornata Internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, l’assemblea NOPONTE e i movimenti del Sud staremo con i nostri corpi dentro una più ampia manifestazione che è stata convocata da comitati, sindacati e partiti istituzionali che ritengono importante chiudere una giornata di lotta dando la parola a leader nazionali e non alla gente dei territori. Ed è perché crediamo nella mobilitazione dal basso che concluderemo fuori dalla piazza dei leader politici la nostra lotta con tanta musica e con la partecipazione di giovani musicisti davanti alla piazza del Municipio e invitiamo tutte e tutti a fare insieme musica e slogan.
Quello che serve oggi più che mai al movimento è intrecciare le nostre rivendicazioni a quelle per la Palestina, cogliere e contribuire a far crescere quei movimenti di massa che in queste settimane sono state in piazza per la Palestina e contro l’economia di guerra.
Il PRC Sicilia è dentro questo spezzone della manifestazione per sostenere la crescita del grande movimento di massa a fianco di chi i territori li abita.

Tania Poguisch, Segretaria regionale PRC Sicilia