Questa estate del 2025 rimarrà nella memoria, oltre che per il genocidio a Gaza e in Cisgiordania, per l’evidente aumento della povertà segnalata da un numero sempre maggiore di famiglie che non possono fare nemmeno pochi giorni di vacanze, di mare, così importante per la salute dei bambini e il benessere di adulti e anziani.
I lavoratori del turismo poi sempre meno pagati e però disponibili alla lotta, mentre l’aumento continuo dei costi di pernottamento, e degli stabilimenti è finito giustamente sulle prime pagine dei giornali. A settembre ci sarà quello delle spese scolastiche e dei libri di testo coerente con un aumento del carrello della spesa molto maggiore di quello dell’inflazione certificata. Salario minimo e scala mobile cominciano a essere proposte che non solo noi comunisti ma anche altri iniziano a menzionare seppur ancora troppo timidamente.
Contemporaneamente il governo fascio leghista inventa dati su occupazione e inflazione che cozzano contro la realtà vissuta dai cittadini.
Non ha nessuna proposta decente se non continuare a far pagare il costo della crisi a lavoratori e pensionati. I dati sullo scarso introito dall’evasione fiscale con solo una minoranza di imprese controllate parlano da soli.
La stessa questione di come evitare un ulteriore aumento dell’età pensionabile per l’aumento dell’aspettativa di vita, (introdotta non va dimenticato prima della Fornero proprio da un ministro leghista), vede il sottosegretario leghista Durigon proporre di farlo pagare a pensionandi intaccando il Tfr. La Cgil e i sindacati di base hanno giustamente detto di no.
Ma è sul versante della crisi industriale che la situazione si fa sempre più drammatica.
A Taranto nessuna risposta è arrivate né alle richieste dei cittadini né a quelle dei sindacati.
La famiglia Elkan/Agnelli ha svenduto al gruppo indiano Tata l’Iveco e non può garantire nessuna tenuta dei livelli occupazionali visto che normalmente le produzioni vengono spostate nei paesi proprietari.
Nel Lazio tra le molte situazioni di crisi si segnalano soprattutto la Stellantis di Piedimonte San Germano dove la piattaforma Stla Large non produce, con conseguente Cassa integrazione. A fine settembre le tute blu nello storico stabilimento Fiat Cassino potrebbero scendere a sole 2100 unità.
Nessuna risposta nemmeno ai lavoratori della Centrale Enel a Civitavecchia dopo la chiusura della produzione a carbone, né a quelli di Alitalia la cui cassa integrazione sta finendo. Critica anche la situazione dei lavoratori Carrefour dopo la decisione della multinazionale francese di chiudere i supermercati nel Lazio.
Un bollettino di guerra anche nella nostra Regione insomma in cui nei prossimi numeri daremo ulteriori aggiornamenti.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo D’Urso, sicuramente fa gli interessi delle imprese multinazionali, ma per quanto riguarda il Made in Italy sta semplicemente accompagnando la distruzione del nostro patrimonio industriale, (una volta il quarto nel mondo oggi oltre la decima posizione), giustificando le assenze e le non scelte del suo dicastero con una neolingua di sua invenzione in cui vengono invertite tutte le desinenze di verbi, sostantivi e aggettivi che quindi capisce solo lui.
A rendere più chiara la situazione ci penserà quindi la classe lavoratrice. Cominciano a fine mese scioperando i ferrovieri e gli autoferrotranvieri per mettere sulle rotaie giuste questo prossimo Autunno di lotta.
Tratto da Visto da qui