Morti altri due lavoratori mentre lavoravano dentro una vasca per la raccolta di residui biologici nel Comune di Santa Maria la Sala in provincia di Venezia. Come giĂ avvenuto in situazioni analoghe sarebbero morti a causa delle esalazioni presenti nella cisterna.
Una tragedia che si sarebbe potuta dunque evitare mettendo in atto le misure di prevenzione e formazione minime indispensabili che meriterebbe la vita di una persona.
Continua invece a prevalere la logica del profitto per la quale gli investimenti nelle misure di sicurezza sono considerate un costo da evitare in tutti i modi, magari appaltando i lavori a piccole imprese che non danno le minime garanzie.
Speriamo di non esser costretti a constatare ancora una volta l’ennesimo caso di lavoro nero cosa frequente quando i lavoratori sono stranieri come in questo caso perché allora a colpa si aggiungerebbe colpa
La rabbia di fronte a questo stillicidio di morti senza fine aumenta di fronte ai coccodrilli farisaici del sindaco di Venezia e del presidente della Regione Veneto esponenti delle forze responsabili della depenalizzazione delle morti sul lavoro e della norma in base alla quale le aziende vanno preavvisate prima di procedere a un’ispezione.
Gli ispettori sono così pochi che ogni azienda ha la probabilità di essere ispezionata ogni 18 anni; se poi ha diritto al preavviso può tranquillamente non spendere in sicurezza che non rischia nulla
Ma la responsabilità non è solo della destra; sono complici della strage che colpisce la classe lavoratrice tutti quelli succedutisi nei governi degli ultimi 20 anni che hanno precarizzato il lavoro e abolito le tutele e i diritti, primo fra tutti l’articolo 18, rendendo le lavoratrici e i lavoratori sempre più ricattabili e disponibili a lavorare in condizioni che ne ledono la dignità .
Dobbiamo lottare per cambiare le leggi che garantiscono l’impunitĂ , far applicare le leggi che ci sono e assumere il personale necessario per i controlli; soprattutto occorre una nuova stagione di lotte che permetta di riconquistare i diritti rubati che garantivano alle lavoratrici e ai lavoratori di stare in fabbrica a testa alta pretendendo il rispetto della loro dignitĂ