Via le armi dal porto di Genova!

Ormai da tempo, ogni nave che attracca al porto di Genova “viene monitorata” e, se coinvolta in trasporto di sistemi d’arma, segnalata all’opinione pubblica dai compagni del CALP (Collettivo Autonomo Lavoratori Porto, aderente a USB). Particolarmente osservate sono le navi  Bahri, affittate dalla compagnia di navigazione israeliana Zim per il trasporto di armi ed esplosivi, spesso in arrivo dagli scali USA.

La protesta del CALP interessa più aspetti: sicurezza dei lavoratori, sicurezza dei cittadini (i moli sono vicinissimi alle case di Sampierdarena), rispetto della legge 185 del 1990 che vieta imbarco, sbarco e persino il transito di armamenti destinati a zone di guerra, il dual-use del porto (utilizzo promiscuo civile-militare delle strutture, progetto della nuova diga compreso) e, non ultimo, il rifiuto di quell’economia di guerra che vede Genova in primo piano, con il progressivo passaggio di Leonardo e Fincantieri dalle produzioni civili a quelle belliche.

Ogni qualvolta si palesi un trasporto militare, il CALP lancia il blocco di un varco, di solito Etiopia o San Benigno, o in alternativa, un presidio sotto il Comune o sotto Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità Portuale.

Proprio il 7 Agosto, i compagni del CALP, dopo il presidio sotto San Giorgio, hanno incontrato l’Autorità, concordando l’attivazione di un osservatorio ufficiale sul traffico d’armi. Peccato che, in concomitanza con l’incontro, alcuni portuali siano riusciti a documentare la stiva di una Bahri ricolma di carri armati, non ufficialmente dichiarati, pubblicando immagini impressionanti, nonostante l’intervento di una vigilanza privata. Di qui l‘esposto alla Magistratura effettuato da USB con conseguente avvio di una sua indagine. Di qui anche la chiamata per il presidio dell’ 8 Agosto, al varco Etiopia. Con CALP e USB, nonostante le poche ore di preavviso e il periodo feriale, presenti oltre 150 compagn* della sinistra radicale e delle altre anime della protesta (PRC, PaP, PCI, OSA, Cambiare Rotta, i pacifisti dell’Ora di Silenzio per la Pace, CUB, ecc.). Questa volta anche la CGIL ha dichiarato di coprire sindacalmente i lavoratori che si rifiutassero di caricare la nave, compresi torretta e cannoni Leonardo destinati ad una nave Fincantieri in manutenzione negli Emirati Arabi. E’ un buon segno. Altro buon segno è che il presidio abbia trovato il varco chiuso dall’Autorità. Questo non ha però impedito ad un gruppo di manifestanti di entrare in banchina. La manifestazione di venerdì 8 si è poi conclusa sotto la vicina sede della Zim.

L’importante è che le proteste dei compagni del CALP si siano estese rapidamente ad altri porti (e aeroporti) del pianeta: Marsiglia e Pireo in primis, con la CGT francese che ha bloccato una nave. L’importante è che i fabbricanti di armi sappiano che dovranno fare sempre i conti con chi vuole bandire le guerre dei padroni dalla storia dell’umanità. Che una delle multinazionali dello Shipping, la Cosco, abbia rinunciato a far transitare da Spezia e Genova prima, e poi dall’intero Mediterraneo, tre containers di armi destinati ad Israele è la cartina tornasole dell’importanza del movimento che i portuali genovesi del CALP sono riusciti a mettere in piedi.

Giovanni Ferretti – segretario PRC Genova