La distribuzione altitudinale naturale del nocciolo è da collinare a medio-montana. “Rifugge le aree mediterranee più calde e aride”, è una pianta che si adatta, ma ha bisogno di acqua, così si legge nelle descrizioni botaniche. Sulle Alpi è possibile incontrarlo fino ai mille metri. La descrizione botanica dell’habitat del nocciolo fa capire dove dovrebbe essere coltivato, senza produrre un impatto ecologico negativo.
Nel Viterbese, grazie anche agli incentivi della Regione Lazio, destinati alla produzione biologica degli impianti, si è diffuso ben oltre le aree sub-montane e collinari e la caratterizzazione “biologica” in realtà riguarda solo i primi anni di vita della pianta, quando non è ancora produttiva e non sono necessari i fitofarmaci. In seguito, quando inizia a produrre, scomparso il vincolo biologico, valido solo per l’impianto, questi vengono utilizzati a iosa, diventando responsabili dell’inquinamento del suolo, dell’aria e delle falde acquifere. Grazie anche agli incentivi regionali e al reddito elevato che questa coltura produce, l’area di espansione dei noccioleti si è estesa nelle aree pianeggianti, ad Est verso il Tevere e a Ovest verso il mare, richiedendo un enorme consumo di acqua, a causa di un clima più caldo e asciutto, che non gli è congeniale.
Stanti i problemi di disponibilità dell’acqua per i cambiamenti climatici, ma anche per i consumi dissennati, nonché per le dispersioni delle condutture trascurate da chi dovrebbe curarle, sarebbe il caso di avviare una programmazione adeguata sulle colture da impiantare nei territori, che dovrebbero presentare caratteristiche adatte per le varie produzioni agricole. Si tratta di un problema di compatibilità ambientale che non riguarda solo i noccioleti e che richiederebbe controlli e programmazione. Tale programmazione sarebbe un compito che dovrebbero svolgere le istituzioni preposte (in questo caso la Regione Lazio), che se ne guardano bene, contribuendo al degrado in ragione di un liberismo, in cui sull’impatto ambientale come sulla salute pubblica, vige il primato del profitto che sta sommando problemi a problemi e le cui conseguenze sono ormai ben visibili.
Anche in questo caso, il profitto di pochi danneggia tutti gli altri.
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