Fermare il genocidio sionista !

Il genocidio sionista a Gaza ed in tutta la Palestina è l’evidenza inconfutabile della perdita di umanità e dell’abisso morale dell’Occidente collettivo.

Il mondo assiste in diretta alla distruzione di Gaza ed all’assassinio di migliaia di civili, soprattutto donne e bambini, uccisi con una ferocia scientifica per non fare riprodurre il popolo palestinese. Una strategia omicida sistematica per annientare il loro futuro, anche assassinando operatori umanitari, giornalisti e medici, con la distruzione dell’intero sistema sanitario e con l’estensione di queste pratiche criminali anche in Cisgiordania.  Con la “scorta dei latifondi mediatici internazionali”, il suprematismo sionista adopera il linguaggio genocida dei criminali di guerra e dei militari, mentre distrugge campi profughi, scuole, università, siti archeologici, moschee, chiese, etc.

Dalla creazione di Israele nel 1948, la cosiddetta “comunità internazionale” ha taciuto colpevolmente o ha sostenuto, più o meno apertamente, l’oppressione e l’occupazione coloniale che garantiscono l’impunità agli occupanti e hanno aperto la strada al genocidio. Oggi sappiamo che i silenzi e la paralisi sono stati pianificati freddamente, come ci ricorda la coraggiosa Francesca Albanese nel suo ultimo rapporto sui vantaggi economici della guerra e dell’appoggio al sionismo.

Oggi, le istituzioni del sistema internazionale stanno permettendo il genocidio, la pulizia etnica, lo sterminio per fame, la più grande espulsione di massa e la rapina di terre e di acqua mai viste. Crimini di guerra e crimini contro l’umanità.  Il diritto internazionale è carta straccia (compresa la Convenzione sul genocidio e le Convenzioni di Ginevra) e il genocidio va avanti senza ostacoli, nonostante la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, arrivata con un insostenibile ritardo. Se il sistema internazionale ha fallito nell’estirpare l’apartheid genocida dello Stato terrorista di Israele, oggi la parola passa ai popoli.

Cosa possiamo fare come organizzazioni politiche, sociali e come persone ?

Batterci affinché il governo italiano riconosca lo Stato di Palestina e rompa i rapporti diplomatici, politici, commerciali, di vendita ed acquisti di armamenti con Israele (la Leonardo è il 3° esportatore di armi verso Israele). Contro la complicità del governo Meloni, smascherandone l’ipocrisia grottesca: da una parte vende armi a Israele e dall’altra accoglie vittime palestinesi. Appoggiare la denuncia di diversi giuristi alla Corte Penale Internazionale contro il governo italiano per complicità in genocidio, contro Meloni, Tajani e Crosetto, oltre a Cingolani, amministratore delegato della Leonardo.

Appoggiare la resistenza del popolo palestinese contro l’occupazione coloniale sionista in tutte le sue forme, in sintonia con le dichiarazioni dell’ONU sulla legittimità della resistenza all’occupazione coloniale. Rafforzare la campagna internazionale per l’espulsione di Israele dall’ONU.

Appoggiare la Global Sumud Flotilla per rompere il blocco a Gaza.

Della massima importanza è la mobilitazione e l’appello dei portuali di Genova (e del coordinamento internazionale) per il blocco delle navi che trasportano armamenti e degli stessi porti. Mentre salutiamo gli scioperi del 19 e 22 settembre, è importate premere per la convocazione urgente di uno sciopero generale unitario.

Ci battiamo contro lo sfruttamento dei giacimenti di gas nelle acque territoriali palestinesi “affidato” illegalmente all’ENI. Per rompere i rapporti accademici tra le Università italiane e quelle israeliane, che coincidono nella maggior parte dei casi con la ricerca militare. Boicottiamo gli eventi sportivi con squadre israeliane, anche tenendo conto della richiesta di espulsione di Israele dalla FIFA avanzata da molti allenatori di calcio italiani.

È prioritario rafforzare la campagna per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS): scaricate sui cellulari l’applicazione per il boicottaggio dei prodotti israeliani (alimentari, farmaceutici, etc.). Occorre allargare il BDS ai posti di lavoro, alle scuole, all’Università, etc.

È un dovere morale, etico e politico moltiplicare le azioni di supporto alla resistenza del popolo palestinese.