Contro la Flotilla pirateria di Stato e vergognose complicità

L’aggressione militare israeliana in acque internazionali contro la “Global Samud Flotilla” rappresenta un inequivocabile atto di pirateria di Stato, una violazione manifesta di ogni norma del diritto marittimo e della convivenza civile. Un’azione di prepotenza mascherata da operazione di sicurezza.

Di fronte a questo, la reazione del nostro Paese si è spaccata in due narrazioni opposte e inconciliabili. Da un lato, l’immediata e sentita reazione popolare: piazze che si sono riempite spontaneamente, cittadini che hanno espresso sdegno, chiedendo giustizia per gli attivisti e la fine dell’assedio di Gaza. Una reazione di pancia e di coscienza.

Dall’altro, la vergognosa e pusillanime reazione del governo. Un esecutivo che, invece di condannare la pirateria e difendere i propri connazionali, ha preferito colpevolizzare le vittime, definendo la loro missione “avventata”. Una posizione accondiscendente che legittima l’aggressore e mostra una complicità di fatto con la sua impunità.

Questo enorme distacco, anche e soprattutto morale, tra il Paese reale e il Palazzo, trova ora il suo culmine e la sua risposta nello sciopero generale convocato per domani da CGIL e sindacati di base. Uno strumento di lotta potente e necessario, a cui il governo ovviamente si opporrà, mostrando ancora una volta da che parte sta.

Lo sciopero di domani non è solo una rivendicazione sindacale. È un referendum di massa sulla nostra umanità. È l’occasione per tracciare una linea netta e invalicabile. Da una parte chi, incrociando le braccia, sceglie di stare dalla parte delle vittime e chiede a gran voce la fine del genocidio a Gaza. Dall’altra chi, con il suo silenzio e la sua acquiescenza, si rende complice dei carnefici.

Per questo, la giornata di domani deve vedere la più grande e ampia partecipazione possibile. Ogni fabbrica che si ferma, ogni ufficio che si svuota, ogni piazza che si riempie sarà un atto di accusa contro la barbarie e contro chi, governando, la tollera. Partecipare è un dovere morale. Scioperare, per fermare il massacro.