Nei giorni scorsi diciassette antifascisti hanno ricevuto un avviso di indagine in relazione alla manifestazione del 28 aprile 2025, organizzata per contestare la commemorazione di una trentina di nostalgici fascisti nei pressi dello stadio di Lecco.
L’episodio mostra come, anche a Lecco, l’attenzione delle autorità finisca per colpire chi si oppone al fascismo, mentre ai gruppi neofascisti viene concesso di svolgere liberamente le proprie celebrazioni. Celebrazioni che restano una vergogna e un insulto alla memoria dei partigiani caduti per un’Italia antifascista e al valore dell’antifascismo su cui si fonda la Repubblica.
La manifestazione del 28 aprile è nata come un ritrovo spontaneo di centinaia di cittadini e cittadine lecchesi, persone con percorsi e orientamenti politici diversi, unite dall’indignazione per ciò che stava avvenendo allo stadio. Un segnale chiaro che l’antifascismo è ancora vivo nella coscienza collettiva di una città come Lecco, insignita della Medaglia d’Argento al Valor Militare per la Resistenza.
La responsabilità politica di quanto accaduto ricade innanzitutto su chi ha consentito, formalmente e informalmente, lo svolgimento della commemorazione fascista, favorendo un clima di legittimazione delle idee fasciste, clima ulteriormente rafforzato dal governo Meloni. Le accuse di aver “assaltato” il Comune di Lecco sono del tutto infondate: durante la manifestazione era in corso un Consiglio comunale e, come è noto, i cittadini hanno pieno diritto di accedere liberamente all’aula. Non a caso, non si era verificato alcun problema fino alla drammatizzazione seguita all’arrivo del reparto della celere.
Ciò che sta accadendo oggi a Lecco, come in altre città, rappresenta il primo effetto giudiziario di precise scelte politiche e di un decreto, il DDL 1660, la cosiddetta “Sicurezza”, che di fatto introduce nuovi strumenti di repressione nei confronti delle lotte sociali e dei conflitti.
Ribadiamo il nostro sostegno agli attivisti indagati, tra cui un nostro compagno, a cui va tutta la nostra solidarietà, così come la ribadiamo a tutte le mobilitazioni antifasciste e a chi difende i diritti sociali. È stato detto, non a caso, che questo è “un tempo di resistenza”. Riteniamo che a Lecco, come nel resto del Paese, sia possibile lavorare per costruire una vasta unità politica tra tutte le realtà impegnate nell’antifascismo e nelle lotte sociali, indipendentemente dall’orientamento di ciascuna. Un’unità capace di tenere insieme l’antifascismo storico e le nuove forme di antifascismo, per non limitarsi a resistere all’intensificarsi della repressione, ma per dare voce e forza a un’alternativa reale alla deriva militarista che si vuole imporre.
Viva l’Italia Antifascista.
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea- Federazione di Lecco.
Giovani Comunisti/e Lecco