Tratto da Cambiailmondo – Per una politica economica alternativa di fronte alle risposte dell’estrema destra e all’offensiva di Trump. Intervista di Antoine Larrache della rivista Inprecor a Eric Toussaint
Antoine Larrache: Puoi farci un quadro della situazione economica dell’Unione europea rispetto al mercato mondiale?
Éric Toussaint: I paesi dell’Unione Europea, ai quali si può aggiungere la Gran Bretagna, sono in grande difficoltà. Innanzitutto, la crescita è vicina allo zero. Non siamo affatto degli adepti della crescita, ma dal punto di vista del capitalismo, avere una crescita vicina allo zero è un problema per i capitalisti europei. In secondo luogo, l’UE è in una posizione di inferiorità rispetto ai due grandi poli economici, la Cina e gli Stati Uniti. La prima ha un vantaggio tecnologico, ovvero nei suoi scambi commerciali con l’Europa è vincente perché può vendere i suoi prodotti a prezzi inferiori a quelli dei prodotti equivalenti realizzati nell’Unione Europea. È il caso di settori come i veicoli elettrici, i pannelli solari, le apparecchiature informatiche, ecc. L’UE è anche in una posizione di inferiorità tecnologica rispetto agli Stati Uniti nel campo dell’intelligenza artificiale e di altri servizi. D’altra parte, l’UE e il Regno Unito sono in una posizione di inferiorità rispetto alla potenza economica degli Stati Uniti, che utilizzano diversi mezzi, in particolare i dazi doganali. L’Europa accetta la leadership degli Stati Uniti sul piano politico e militare ed anche le sfide o le provocazioni di Trump sul piano commerciale ed economico. Lo ha dimostrato l’incontro tra Ursula von der Leyen e Donald Trump, avvenuto su un campo da golf scozzese di proprietà di quest’ultimo. E dal punto di vista dei contenuti, le concessioni che ha fatto a nome dell’Unione europea – come quelle fatte dal governo britannico durante gli incontri con Trump – indicano la stessa cosa.
L’Europa accetta la leadership politica e militare degli Stati Uniti e le provocazioni di Trump sul piano commerciale ed economico.
D’altra parte, è importante sottolineare che esiste un punto in comune tra la situazione degli Stati Uniti e quella dell’Europa rispetto alla Cina: gli Stati Uniti e l’Europa – l’Unione Europea, la Gran Bretagna – che erano favorevoli al libero scambio e all’OMC, sono diventati sostenitori del protezionismo di fronte alla concorrenza rappresentata dalla Cina. Tuttavia, l’Europa negozia accordi di libero scambio con i paesi del Sud, ad esempio dell’Africa o del Mercosur, sfruttando i vantaggi che è riuscita a conservare. L’UE combina quindi il protezionismo nei confronti della Cina e il libero scambio con i paesi che presentano uno svantaggio competitivo, in particolare tecnologico. Esiste un evidente legame tra l’accettazione della leadership americana da parte dell’Europa e l’impegno ad aumentare fino al 5% del prodotto interno lordo la spesa per gli armamenti. L’industria degli armamenti è la più “fiorente” in Europa. In alcune regioni industriali, le aziende produttrici di armi stanno effettuando nuovi investimenti, cosa che non avveniva da molto tempo nel settore metallurgico. Al contrario, in settori come quello dei veicoli elettrici, è decisamente in ritardo e la Cina sta guadagnando quote di mercato.
Gli Stati Uniti e l’Europa, che erano favorevoli al libero scambio e all’OMC, sono diventati sostenitori del protezionismo di fronte alla concorrenza rappresentata dalla Cina.
Antoine Larrache: L’Unione Europea e i paesi dominanti dell’Unione Europea sperano di giocare un ruolo nella concorrenza internazionale, cercando di mettersi al livello degli altri blocchi, o hanno già rinunciato?
Éric Toussaint: Credo che siano consapevoli della loro inferiorità e cerchino solo di limitare i danni. Inoltre, questo aumenta la loro volontà di sfruttare i vantaggi che ancora hanno rispetto ai paesi del sud, tecnologicamente arretrati e ricchi di materie prime. Ma anche in questo caso, ad esempio nel continente africano, i paesi europei sono in netto ritardo rispetto alla Cina. E c’è anche una nuova offensiva degli Stati Uniti, che anche in questo caso stanno prendendo il sopravvento sui capitalisti europei per quanto riguarda le risorse naturali. Lo si vede con l’accordo stipulato tra il Ruanda e la Repubblica Democratica del Congo sotto l’egida di Trump nell’agosto 2025,[1] che garantisce agli Stati Uniti l’accesso alle risorse naturali del Congo orientale, o con l’accordo stipulato tra Zelensky e Trump sulle risorse naturali nell’aprile 2025. Gli europei “aiutano” il governo Zelensky a colpi di debito, sperando poi di monetizzare alcune riduzioni del debito dell’Ucraina in cambio di un maggiore accesso ai terreni coltivabili e alle risorse naturali dell’Ucraina, ma Trump li ha battuti sul tempo.