Di fronte a un massacro sistematico, a una pulizia etnica trasmessa in diretta, l’Unione Europea ha partorito il suo mostro di ipocrisia: una proposta di sospensione parziale dell’accordo commerciale con Israele. Una misura così ridicola e inutile da apparire come un insulto all’intelligenza e alla morale collettiva. La Commissione propone di colpire una frazione del trattato, pari a circa 227 milioni di euro annui, una goccia insignificante nel mare dei 16 miliardi di euro di importazioni totali del 2024. È una proposta oscena, del tutto inefficace, che fa un baffo a Israele e, in primo luogo, ridicolizza chi la formula.
Questa mossa patetica non è altro che fumo negli occhi, un disperato tentativo di placare un’opinione pubblica europea sempre più indignata, un fiume in piena che non tollera più l’inazione complice dei propri governi. La proposta evidenzia, ancora una volta, la totale e ostinata volontà di non fare assolutamente nulla per fermare il genocidio in corso. Non si tratta di incapacità, ma di una scelta politica precisa: salvare le apparenze senza intaccare minimamente i profitti e le alleanze strategiche con lo stato israeliano. Si tocca qualche prodotto agricolo, ma ci si guarda bene dal pronunciare la parola “armi”.
Il silenzio assordante sul commercio di armamenti è la prova definitiva della malafede europea. Mentre si finge di agire sul piano commerciale, le licenze per l’export di armi e tecnologie di morte verso il governo terrorista di Tel Aviv continuano a essere approvate. I profitti dell’industria bellica valgono più delle vite dei bambini palestinesi. Così come continuano a prosperare tutti gli altri, ben più cospicui, fattori economici, finanziari e tecnologici che legano a doppio filo i paesi UE e Israele. Questa elemosina di sanzione serve solo a rafforzare nel sentimento popolare l’idea, ormai granitica, che questi buffoni di Bruxelles siano totalmente complici del genocidio che l’esercito israeliano sta compiendo a Gaza e della brutale caccia ai palestinesi in Cisgiordania.
Il tempo delle mezze misure, delle condanne verbali e delle sanzioni farsa è scaduto. Ogni giorno di inazione, ogni accordo non stracciato, ogni arma venduta si traduce in altre vite innocenti spezzate. La storia presenterà il conto di questa vergogna. È imperativo non solo chiedere un embargo militare ed economico completo, per lo Stato di Israele ma esigere che i politici occidentali, complici di questo sterminio, vengano processati insieme ai loro alleati israeliani in un tribunale internazionale per crimini di guerra. La giustizia, quella vera, non può più attendere.