Ciao Carlo, la nostra lotta continua

Sono passati 24 anni da quelle calde giornate di luglio, da quelle giornate nelle quali un nostro coetaneo venne brutalmente ucciso dalla repressione del dissenso, dallo Stato di polizia che si era instaurato a Genova, da quell’eclisse della Democrazia che ad ogni costo intendeva fermare, con ogni mezzo, un dissenso che fino ad allora aveva vinto, un dissenso di chi un altro mondo possibile lo vedeva vicino, un altro mondo che se allora era possibile oggi è addirittura necessario alla luce del fatto che, ancora una volta, la storia ci ha dato ragione.

Ma cosa furono realmente quelle giornate per noi che allora avevamo 20/25 anni, una montagna di sogni e il progetto di cambiare il mondo?

Per prima cosa furono il Genoa Social Forum (divenuto in seguito Social Forum) un grande e reale movimento di massa che abbiamo vissuto e contribuito a far crescere sulla base della rivendicazione di un differente modello di sviluppo fatto di ambiente, diritti, libertĂ , sostenibilitĂ , redistribuzione.

Un movimento che nasce nel 2000 in vista della riunione del G8 di Genova e che fino al drammatico epilogo stava costruendo grande consenso attorno alla sua proposta.

I meno giovani ricorderanno le affollatissime assemblee preparatorie in tutte le città del Paese, la tempesta di emozioni suscitate dal fatto che finalmente i sogni di quelli della mia generazione – “La Generazione di Genova” – vedevano in tutto questo un potenziale sbocco di realizzazione. Insomma, eravamo davvero convinte/i che questa volta, tutte e tutti insieme, questo mondo lo avremmo cambiato davvero. Forse eravamo delle/i illuse/i o forse no, e come noi lo era Carlo, divenuto suo malgrado il simbolo di quelle giornate ma ciò che è sicuro è il fatto che non avevamo fatto i conti col capitale.

Non vorrei cadere nella retorica della “mitizzazione ad ogni costo” da parte di chi quei momenti li ha vissuti, sarebbe scorretto nei confronti delle giovani generazioni che oggi si impegnano e che di tutto questo ne hanno solo sentito parlare, ma va detto che molto probabilmente, quella sensazione di “potenza sociale e popolare” che aveva il GSF l’anno percepita anche i potenti, gli Stati, i governi, e proprio per questo motivo hanno deciso che quel movimento doveva essere stroncato. Anche a costo che ci scappasse il morto, e il morto ci è scappato davvero.

La follia della violenza di Stato di quei giorni che è sfociata nella mattanza della DIAZ, di Bolzaneto e nell’omicidio di Carlo è la dimostrazione oltre ogni ragionevole dubbio che, i potenti del mondo hanno avuto paura di quel grandissimo movimento dei movimenti.

I mesi successivi all’omicidio di Carlo furono drammatici e come era prevedibile hanno portato ad uno sgretolamento di tutto quello che avevamo messo in campo fino alla fine dell’esperienza. Quel grande sogno era finito e i signori della terra, le potenze economiche avevano vinto.

Oggi le condizioni sono certamente peggiorate, e mi sento di affermare con forza che, allo stato attuale delle cose, tutto ciò che rivendicavamo a Genova va ora rivendicato con maggiore forza e determinazione.

In questi anni sono stati smantellati i diritti di chi, lavorando, vive di un lavoro sempre più precarizzato, ricattabile, pericoloso e percepisce stipendi da fame, in Europa è tornata la guerra, il Popolo palestinese viene massacrato attraverso un genocidio che si svolge nel silenzio e nella complicità dell’occidente, l’Europa guarda al riarmo, le politiche migratorie attuate in Italia e in Europa sono a dir poco criminali, la sanità pubblica è sotto attacco continuo, i decreti sicurezza imperano, partendo da quelli a firma Minniti (PD) passando per i due messi in campo da Salvini fino ad arrivare all’ultimo “capolavoro” della repressione avanzato dal governo Meloni per mano del Ministro Piantedosi atto a criminalizzare qualsiasi forma di lotta sociale. Una vergogna!

Le ragioni per continuare a lottare non mancano anzi, sono oggi piĂą che mai vive e, solo continuando la nostra lotta, costruendo un grande movimento per i diritti, contro la guerra per Lo Stato Sociale non renderemo vana la morte di Carlo.

Scriveva il Partigiano Germano Nicolini “Comandante Diavolo”

«Noi sognavamo un mondo diverso, un mondo di libertà, un mondo di giustizia, un mondo di pace e un mondo di fratellanza e di serenità. […] purtroppo, questo mondo ancora non c’è… E allora riflettete, ragionate con la vostra testa e continuate la nostra lotta».

20 luglio 2025

Fabrizio Baggi

Direziona nazionale Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea