Tratto da “Il Fatto quotidiano” – Nel mitico mondo occidentale, caratterizzato dalla democrazia, dalla libertà e dal pluralismo, molte persone si aspettano che l’informazione debba svolgere un ruolo importante per permettere all’opinione pubblica di capire cosa sta succedendo. Vi propongo a mo’ di esempio come sono state riportate le parole che Putin ha pronunciato ieri a proposito dell’ipotesi avanzata da Cavo Dragone secondo cui “la Nato valuta la possibilità di un attacco ibrido preventivo alla Russia”.
La traduzione delle parole di Putin che ho trovato sia sui giornali che in rete è la seguente: “Non intendiamo combattere contro l’Europa, l’ho detto cento volte, ma se l’Europa volesse improvvisamente combattere con noi e iniziasse, saremo pronti subito”. Questa affermazione è stata resa nel seguente modo dai principali media main stream italiani: “Putin minaccia la Ue: pronti alla guerra” (Corriere della sera), “Pronti alla guerra con l’Europa” (la Repubblica), Guerra: Putin minaccia l’Europa” (La Stampa), “Putin minaccia l’Europa: Siamo pronti alla guerra” (il Resto del carlino), “Putin, minaccia all’Europa” (il Messaggero) e così via.
Posso dire senza essere accusato di essere filoputiniano che i titoli dei giornali sono una indegna opera di disinformazione? A me pare infatti evidente che il senso delle parole di Putin viene semplicemente rovesciato per far apparire la Russia come interessata a fare la guerra all’Europa.
Non è la prima volta che succede ma non si tratta di un dettaglio, perché siamo in un passaggio della guerra ucraina decisivo e quindi è opportuno capire cosa sta veramente succedendo. A me pare che la situazione sia la seguente.
L’Ucraina sta chiaramente perdendo la guerra e nel giro di poco tempo non sarà in grado di reggere il fronte. La situazione non può quindi continuare così per lungo tempo. Di fronte a questa situazione vi sono solo due strade: o si fa una trattativa che punta all’accordo con i russi, o si dà luogo ad un salto di qualità nella guerra in Ucraina, con un coinvolgimento militare diretto della Nato. Quando dico diretto intendo non solo le armi ma anche i soldati, visto che palesemente l’Ucraina non è nelle condizioni di portare al massacro altre centinaia di migliaia di uomini che non ha più. Cioè l’Italia e l’Europa entra in guerra contro la Russia.
Mi pare evidente che Trump stia spingendo per una trattativa che porti alla pace. Mi pare altrettanto evidente che larghissima parte dei governi europei, l’Unione Europea e il Parlamento europeo siano contrari alla pace e lavorino per l’escalation. Caso emblematica è la votazione giovedì scorso della risoluzione da parte del Parlamento europeo in cui si critica esplicitamente la proposta statunitense e si ribadisce – tra l’altro – che l’Ucraina possa tranquillamente entrare nella Nato. Da notare che della maggioranza di 401 deputati che hanno votato per la guerra danno parte Fratelli d’Italia, Forza Italia, il Partito Democratico e Alleanza Verdi e Sinistra.
Il fronte politico della guerra è quindi assai ampio e comprende larga parte dell’opposizione parlamentare. Questo contrasta con l’orientamento maggioritario della popolazione italiana che è contraria alla guerra.
Questo è il principale problema politico che abbiamo: il sistema bipolare che è stato imposto alla Repubblica italiana rende impossibile il funzionamento della democrazia perché rende impossibile un qualsivoglia rapporto tra le opinioni della stragrande maggioranza della popolazione e l’espressione politica parlamentare.
E’ del tutto evidente che centro destra e centro sinistra, pur con le loro differenze, convergono completamente sul nodo fondamentale che oggi ci troviamo dinnanzi: una trattativa per una pace duratura o l’escalation militare al fine di vincere la guerra e imporre una pace giusta? Tra il popolo italiano oggi non vi è questa consapevolezza e questo è il principale problema che abbiamo nella difficoltà a tradurre il sentimento pacifista che è maggioritario con una decisa azione contro la guerra, qui ed ora.
Su Gaza vi è stato una rivolta morale di larga parte del popolo italiano che ha utilizzato gli scioperi generali indetti dai sindacati di base e dalla Cgil come veicolo per esprimere il proprio sdegno. Su Gaza questo sdegno si è espresso dopo mesi e mesi e mesi di genocidio. Oggi la situazione è più difficile perché questa contrarietà dovrebbe esprimersi prima che la guerra ci coinvolga direttamente, perché vi è confusione su cosa fare per fermare la guerra e perché i media main stream, insieme a centro destra e centro sinistra, sono completamente schierati dalla parte della guerra e lavorano per l’escalation.
Questo mi pare il principale problema politico che abbiamo dinnanzi: costruire una coalizione politica che sia radicalmente contro la guerra e riuscire a far comprendere il prima possibile alla maggioranza della popolazione italiana che certi media e larga parte del ceto politico italiano non sono dalla parte della pace ma della guerra. Non sono dalla parte dei buoni ma dei cattivi.