Mediterraneo: una strage annunciata e atrocità di ogni genere finanziate da Italia e UE

Quella in corso nel Mediterraneo è una vera e propria strage. Nelle scorse settimane due imbarcazioni cariche di persone disperate in cerca di una nuova vita partite poche ore prima da Tripoli (Libia) sono naufragate a 14 miglia da Lampedusa, in area SAR italiana con un bilancio iniziale di 27 morti e circa 40 dispersi. Bilancio destinato ad aggravarsi visto che l’esperienza ci insegna, drammaticamente, che, i dispersi in mare normalmente si trasformano nel giro di pochi giorni in morti in mare.

È invece notizia recentissima quella della nave di SOS MEDITERRANEE con a bordo 87 persone appena salvate a due gommoni in pericolo davanti alla costa libica ha vissuto qualcosa di totalmente inaccettabile: la sedicente Guardia Costiera libica li ha attaccati in acque internazionali esplodendo contro l’imbarcazione di flotta civile centinaia di colpi di arma da fuoco che hanno comportato vetri infranti e scialuppe danneggiate. Un attacco deliberato, per terrorizzare chi salva vite che poteva trasformarsi in una strage.

Un attacco sferrato da quella stessa “Guardia Costiera” ampiamente finanziata dall’Italia mediante gli accordi criminali in essere(“Memorandum d’intesa tra Italia e Libia” siglato per la prima volta il 2 febbraio 2017 a Roma, dall’allora Ministro dell’Interno Marco Minniti – Governo Gentiloni (PD) – con il capo del Governo di Accordo Nazionale libico Fayez al-Sarraj e mai più rimossi).

Questo fatto, molto grave, si somma a tutto ciò che, “per evitare le partenze ad ogni costo” accade in Libia con fondi italiani: il nostro Paese di fatto finanzia i centri di detenzione dove si consumano violenze, stupri e torture di ogni genere, addestramento ed equipaggiamento della Guardia costiera libica, affinché intercetti i barconi prima che raggiungano le acque internazionali, fornitura di mezzi navali, apparecchiature e logistica, e tutto ciò che poi crea le condizioni affinché accadano fatti simili.

L’Italia e l’Europa sono da anni i mandanti su un versante di una strage ampiamente annunciata e, dall’altro, di un’inaccettabile violazione degli elementi basilari del Diritto internazionale e dei Diritti umani.

Da decenni, infatti, il nostro Paese tratta, in maniera bipartisan, il tema delle persone in movimento in sola chiave repressiva e poliziesca e, per citare solo alcuni esempi legislativi, faccio riferimento a:

–  Legge Turco/Napolitano

–  Legge Bossi/Fini

–  Decreto Minniti

–  Decreto sicurezza

–  Decreto sicurezza bis (Legge 132)

–  Decreto Cutro

–  Memorandum Italia Libia

–  Memorandum Italia Albania

Tutte leggi che si sono unicamente preoccupate di rendere più ostico il viaggio, inventare il reato di clandestinità, rimuovere il sistema SPRAR (accoglienza diffusa) relegando le/i richiedenti asilo in enormi strutture-ghetto, rimuovere la protezione umanitaria, burocratizzare all’estremo la possibilità di accesso alla protezione internazionale rendendo quasi impossibile il poter fare ricorso in caso di diniego da parte della Commissione, aumentare il numero dei CPR (centri di permanenza per i rimpatri – veri e propri lager di stato dove vengono trattenute in stato di privazione della libertà personale persone che non hanno commesso reati)  ed il tempo massimo di permanenza, ostacolare il lavoro delle imbarcazioni della Flotta Civile (Le ONG) con regole inaccettabili come, ad esempio, l’obbligo del salvataggio unico (che rallenta le operazioni di salvataggio)  e dell’accettazione di porti sicuri  lontanissimi dalle aree dove avvengono i naufragi (che di fatto rendono “inoffensive” le navi delle ONG per giorni e giorni, tempo sprecato che sarebbe fondamentale per salvare altre vite).

La lista delle nefandezze potrebbe continuare a lungo, ma il punto centrale è uno solo:

Il fenomeno delle migrazioni è un fenomeno sistemico e ciò che serve per gestirlo non è la repressione ma politiche italiane ed europee inclusive e normative che vedano:

1)   Il superamento reale del “Paese di primo approdo” – che obbliga le persone a ad avanzare la richiesta di asilo – e quindi rimanere – nel luogo dove sbarcano che normalmente non è la meta predestinata – norma presente nel “Trattato di Dublino III” mai superata nemmeno dal Nuovo Patto su Migrazione e Asilo (approvato a livello UE nel 2023, in vigore dal 2026) che nei fatti non elimina il principio del primo approdo

2)   Canali legali e sicuri di accesso: che eviterebbero a chi vuole spostarsi di doversi mettere nelle mani dei trafficanti

3)   Libera circolazione delle persone (non si capisce perché i capitali possano circolare e le persone no)

4)   Reinserimento del sistema SPRAR e del dispositivo della protezione umanitaria.

5) Immediata cancellazione degli accordi con Libia e Albania

La volontà di migliorare la propria vita non verrà mai fermata dalla repressione. Fino a che il fenomeno migratorio verrà trattato solo su quel versante il nostro Paese, così come l’Europa saranno i mandanti della strage e delle atrocità in corso. Nessuna persona può essere denominata illegale.