Venerdì 12 dicembre 2025, anniversario della strage di Piazza Fontana a Milano, la Cgil ha proclamato una giornata di sciopero per contrastare una legge di Bilancio iniqua e austera del governo Meloni che non risponde alle emergenze sociali nel nostro paese, a partire dai salari e dalle pensioni.
Una manovra che colpisce la spesa pubblica, con tagli alla scuola, alla sanità, alle politiche per la casa e agli enti locali, incrementando così le disuguaglianze fra le classi sociali, l’emarginazione e le difficoltà nell’accesso al diritto allo studio, al diritto di abitare, alle visite mediche, alla qualità delle cure, alle liste d’attesa più lunghe e a servizi sociali territoriali. Queste spese potrebbero anche essere coperte da una tassazione sugli extra profitti e da un contributo di solidarietà sui grandi patrimoni.
Al contrario il governo ha deciso di proseguire sull’economia di guerra con politiche di riarmo e con infrastrutture fallimentari trascinandoci ulteriormente nella terza mondiale, nel declino del paese.
Un declino caratterizzato dalla mancanza di una politica industriale seria e strutturale che dia una prospettiva futura al paese nella transizione ecologica e nella digitalizzazione per la salvaguardia dell’occupazione di interi settori e che risponda all’emergenza salariale. I salari italiani sono i più bassi rispetto agli altri paesi dell’Ocse, con una perdita di potere d’acquisto del 9% dal 2021 al 2025 mentre il profitto delle aziende che aumenta non viene redistribuito. Pesano sulla perdita del salario le mancate politiche anche all’interno della legge di bilancio della restituzione del drenaggio fiscale e di una politica fiscale che non è più progressiva e quindi iniqua, i numerosi ritardi nei rinnovi contrattuali e la composizione dell’occupazione sempre più precaria e povera. La quantità dei contratti non corrisponde alla qualità dell’occupazione; secondo l’Inps otto nuove assunzioni su dieci sono precari, con i part time involontari e i contratti a termine che emarginano donne e giovani.
Per questi motivi la Cgil ritiene che vi debba essere un altro modello di sviluppo che ponga al centro dell’agenda politica il mondo del lavoro con l’abrogazione della precarietà per invertire la tendenza a partire dai salari e delle pensioni con una legge di bilancio radicalmente modificata per rispondere ai fabbisogni sociali, per una società democratica, più equa , per tutte le cittadine e i cittadini di questo paese