La vittoria elettorale di Zhoran Mamdani presenta notevoli elementi di carattere simbolico. È stato eletto infatti con una partecipazione tornata ad essere significativa, con circa 2 milioni di voti, raggiungendo la più alta espressione di voto da una cinquantina di anni. Mamdani, membro dell’Assemblea dello Stato di New York in qualità di aderente al Partito democratico e in particolare legato alla componente dei Democrat Socialist of America, si è presentato a giugno alle primarie dem battendo due candidati molto strutturati come Andrew Cuomo e la senatrice Jessica Ramos. Già questa affermazione ha costituito una sorpresa dal momento che la gran parte del Partito democratico era schierata con il ben più moderato Cuomo. Ma ancora più nuovi rispetto alla tradizione democratica sono stati il modo di fare campagna elettorale e il programma. Mamdani ha infatti creato una comunità di giovani volontari la cui provenienza rifletteva la figura dello stesso candidato; musulmani, radicali in termini politici, fermamente convinti della necessità di un netto spostamento a sinistra e impegnati nell’opera di raccolta del consenso dai campus universitari alle piazze e, soprattutto, nei quartieri popolari. Si formava così una forza d’urto che teneva insieme intellettuali e gruppi urbani profondamente toccati dall’impoverimento sociale e dalla emarginazione. Alla competizione per la sindacatura Mamdani si è scontrato con il repubblicano Curtis Sliwa, già candidato nel 2021 e decisamente molto debole, e con lo stesso Cuomo che, dopo la sconfitta alle primarie, aveva deciso di presentarsi ugualmente al primo turno elettorale da indipendente continuando a godere peraltro dell’appoggio di larga parte del Partito democratico nonché di un pezzo dei repubblicani contro il “pericolo rosso”. Nella tornata elettorale del 4 novembre Mamdani ha battuto Cuomo con una percentuale del 50,4% contro il 45,1 e si è affermato in quattro dei cinque “quartieri” di New York, con un successo davvero importante a Brooklyn e perdendo solo a Staten Island. Alla sua netta vittoria ha certamente contribuito il programma amministrativo ampiamente illustrato durante l’intesa campagna elettorale. Si tratta di un insieme, assai articolato, di idee in buona misura molto simili al miglior patrimonio della sinistra radicale, che ricorda il governo di numerose città “rosse” dell’Italia degli anni settanta, abbinato ad una nuova dimensione decisamente comunitaria, ostile ad ogni ipotesi di controllo securitario e ad ogni discriminazione: dalla gratuità e dal potenziamento dei trasporti pubblici, alla creazione di un Fondo comunale per la casa pubblica di 2,5 miliardi di dollari, finanziato con carbon tax e altre misure fiscali fortemente progressive, al congelamento biennale degli affitti, all’incentivo alla creazione di cooperative edilizie, al cambio di destinazione in direzione dell’edilizia residenziale pubblica di fondi sfitti. Di chiara matrice socialista è anche la visione di Mamdani dell’imposizione fiscale che prevede una Wealth Tax municipale con aliquota aggiuntiva per i redditi oltre 500 000 dollari annui, insieme ad una tassa sulle transazioni immobiliari di lusso e ad una riduzione delle imposte per le piccole imprese locali e le cooperative di quartiere. Nell’ottica del nuovo sindaco è indispensabile poi una “Municipal Bank of New York” per finanziare imprese sociali e progetti comunitari. Ancora più radicale risulta il programma di Welfare con un potenziamento del sistema di assistenza sanitaria comunale definito “NYC Care” – necessario per fronteggiare lo smantellamento dell’Obamacare voluto da Trump, – l’istituzione di un reddito di base pilota per famiglie a basso reddito, l’estensione dei servizi per la salute mentale e gli alloggi di emergenza unitamente al rafforzamento dei centri sociali, doposcuola e mense comunitarie. In tema scolastico Mamdani prevede un aumento dei fondi alle scuole pubbliche nei distretti svantaggiati, il trasporto scolastico gratuito e pasti gratuiti per tutti gli studenti, un Programma “Schools as Community Hubs” che prevede scuole aperte anche dopo l’orario per attività sociali, culturali e sportive. In palese contrasto con l’impostazione trumpiana, la nuova amministrazione punta ad una Riforma del NYPD con riduzione dei finanziamenti per spostarli verso interventi sociali e prevenzione (“Care, not Cops”), l’istituzione di squadre civili di mediazione dei conflitti e di pronto intervento psicologico, la depenalizzazione dei piccoli reati legati alla povertà (mancato pagamento di multe, piccoli furti), una maggiore trasparenza e un controllo comunitario sulle forze dell’ordine. In quest’ottica nel programma compaiono l’istituzione di un Ufficio per l’Inclusione e la Cittadinanza, la creazione di Servizi municipali disponibili in più di 15 lingue, la tutela dei lavoratori immigrati e dei rider delle piattaforme, vere e proprie Campagne di partecipazione civica per favorire l’iscrizione al voto dei nuovi cittadini. Pur con tutte le cautele e le peculiarità del caso, dunque, non possiamo negare di avere davanti un’esperienza di grande rilievo non solo nel panorama americano ma nei termini dell’ammonimento palese a cambiare la direzione di marcia della Sinistra europea che non può continuare a cercare le proprie soluzioni nella mediazione infinita con il liberalismo e deve invece avere il coraggio di rivendicare la bontà del proprio patrimonio originario proiettato verso il futuro.
Alessandro Volpi, Università di Pisa